L’archivio DuilioShip della Scuola Politecnica dell’Università di Genova, fra le digitalizzazioni di disegni provenienti dal patrimonio della Regia Scuola Superiore Navale, comprende un disegno tecnico, un blueprint della fine del XIX secolo, della nave posacavi Città di Milano, la prima unità posacavi italiana.
La nave, piroscafo in acciaio, era stata costruita nei cantieri britannici Thompson & Sons a Sunderland tra il 1886 ed il 1887 per conto della società Pirelli.
Lunga 77,2 metri e larga 9,75 m, disponeva in stiva di tre vasche circolari di grandi dimensioni, che potevano contenere fino a 450 km di cavi telegrafici sottomarini in rame, fasciati con guttaperca ed acciaio.
La propulsione della nave era data da un’elica e da una macchina alternativa a vapore da 900 HP alimentata da due caldaie, mentre per i servizi nave era disponibile una calderina.
Divenuta operativa nell’ambito di una convenzione tra la Pirelli e il Governo italiano, la Città di Milano iniziò la sua attività con la posa di 12 cavi sottomarini per un totale di 800 km di collegamento tra la penisola e le isole, che fu realizzata tra il 1887 e il 1888.
Pur restando di proprietà della Pirelli, la nave fin dall’inizio fu gestita dalla Regia Marina con personale militare, ed impiegata per la posa dei cavi con personale specializzato della Pirelli.
Due categorie di personale erano presenti a bordo, come si evidenzia dalle viste dei ponti sul disegno: alloggi e locali di servizio per il personale militare per la navigazione, distinti da quelli per il personale tecnico.
I cavi telegrafici venivano sistemati a bordo arrotolati all’interno di tre vasche circolari (due nella parte prodiera della nave e una nella zona poppiera) sul piano di stiva. Per calarli a mare i cavi, sollevati in coperta tramite una gru e una macchina di posa costituita da una ruota ad ingranaggi, venivano fatti scorrere in coperta verso due rulli passacavi posti alle due estremità del ponte (uno sulla prua con due pulegge ed uno sulla poppa con una sola puleggia).
I cavi telegrafici sottomarini e le missioni della Città di Milano
Per fabbricare i cavi sottomarini la Pirelli aveva costruito nel 1886 un apposito stabilimento in riva al mare, a San Bartolomeo presso La Spezia. La sfida era audace, per le complesse tecniche legate a questa fabbricazione, ma Giovanni Battista Pirelli era deciso a strappare all’Inghilterra il monopolio del settore cavi. A partire dal 1866 infatti, dopo la posa tra mille difficoltà del cavo telegrafico sottomarino tra l’Inghilterra e l’America del Nord, le società inglesi andavano realizzando, in tutti i mari, una vasta rete telegrafica. Anche i primi collegamenti in Italia, tra la penisola e le isole maggiori, erano stati posati dagli inglesi. Nel 1885 Giovanni Battista Pirelli riuscì a stipulare, sulla fiducia, una convenzione con il Governo italiano per la posa di 12 cavi sottomarini – per un totale di 800 km – tra la penisola e le isole minori, che fu realizzata tra il 1887 e il 1888.
In seguito, la Pirelli cominciò ad aggiudicarsi anche commesse da altri paesi, in concorrenza con le principali ditte inglesi: nel giugno 1888 vinse la gara indetta dal Governo spagnolo per la posa di un cavo tra la Spagna e le isole Baleari e in seguito, nel 1890, per la posa di sette linee per collegare la Spagna con il Marocco e Tangeri. Dopo varie campagne di riparazione, anche per conto degli inglesi sulle loro reti, nel Mediterraneo, nel Mar Rosso e nell’Oceano indiano, tra il 1908 e il 1909 la “Città di Milano” fu impegnata nella riparazione dei cavi che giacevano sul fondo dello stretto di Messina, danneggiati dal terremoto, contribuendo anche a portare aiuto e viveri alla popolazione colpita dal sisma.
Durante la guerra di Libia e la Grande Guerra, la “Città di Milano” fu impiegata in diverse missioni militari, come il taglio del cavo austriaco Trieste-Corfù nel maggio 1915: si trattava dell’unico cavo nemico rimasto in attività dopo la dichiarazione di guerra.
L’attività della Città di Milano si interruppe nel giugno 1919 a seguito del tragico affondamento per un incaglio davanti all’isola Filicudi, con la perdita di 26 uomini tra equipaggio militare e personale civile: tra loro l’ingegner Emanuele Jona, Capo del servizio cavi sottomarini della Pirelli, direttore delle operazioni di posa dei cavi sin dall’entrata in servizio della nave.
Al termine della sua attività, durata 31 anni (dal 1888 al 1919) si calcola che la Città di Milano aveva compiuto complessivamente 73 campagne marittime, posando circa 6.000 km di cavi.
Il blueprint della Città di Milano
Si tratta con tutta probabilità di un disegno preparato in Arsenale a Spezia come documentazione per l’archivio delle costruzioni navali presso il Ministero: riporta una firma a nome “L’Ingegnere incaricato” e la data Spezia, 4 gennaio 1896.
Sul disegno sono rappresentate con molti dettagli in scala 1:100 una sezione longitudinale della nave e le viste dei tre ponti (coperta, corridoio, stiva). È inoltre riportata una “legenda” di oltre novanta voci, con le quali sono individuate le destinazioni dei locali presenti a bordo e le dotazioni della nave.
Sul disegno della vista del Piano di Coperta è indicata la sistemazione dei rulli passacavi e dei relativi macchinari, tra cui la stazione con i dinamometri.
Le viste dei disegni che rappresentano le sistemazioni degli alloggi e dei relativi servizi (coperta e corridoio) consentono di evidenziare la separazione nella sistemazione a bordo del personale di servizio della nave (Comandante, ufficiali, quadrato ufficiali, quadrato macchinisti, mensa, depositi, bagni e latrine), rispetto alla sistemazione degli alloggi per personale tecnico che deve effettuare la posa dei cavi, (macchinisti, capo squadra, magazziniere, indicati come personale della “Ditta”) e dei relativi locali di servizio, oltre alla cabina per il capo spedizione e per il delegato governativo.
Sul disegno sono poi indicati le disposizioni di tutti i locali ed i macchinari di servizio della nave (carbonili, pompe, gru, osteriggi), le attrezzature per il controllo della posa dei cavi, uno scandaglio, un locale per carte idrografiche.
Non mancano sul disegno le indicazioni per gli apprestamenti difensivi presenti a bordo, pur trattandosi di una unità civile, costituiti da due cannoni da 57 mm e due cannoni revolver da 37 mm sistemati a centro nave sul ponte di coperta a murata.
Fonte storiografica: Archivio storico Fondazione Pirelli